Credere o … non credere?

Per quanto ciascuno di noi possa essere convinto assertore di uno fra i due termini della domanda, prima o poi questo amletico quesito giunge a turbare i nostri sonni.
Qualcuno si chiederà quale attinenza possa avere un simile argomento col nostro programma di discussione della Scienza… la risposta ci viene dai discorsi di due valenti scienziati, le cui frequenti argomentazioni in proposito dimostrano che il nesso c’è, e forte.
Il quesito credere o non credere, infatti, doveva essere spesso presente nei pensieri di una famosa scienziata italiana scomparsa recentemente, la quale, forse per rafforzare dentro di sé le proprie convinzioni, nelle sue non rare comparse televisive non perdeva occasione di dichiararsi atea, senza peraltro (che io sappia) dare mai alcuna ragione a sostegno delle sue convinzioni benché, dato l’importanza della Fisica nella sua attività scientifica, di ragioni avrebbe forse potuto darne(1).
Resa, a mio avviso, simpatica per il suo spiccato accento toscano (pardon, toshano) mi infastidiva non poco, invece, l’insistenza su quella sua intima convinzione, che nulla aveva a che fare con i motivi della sua comparsa in TV, motivi legati appunto alla sua attività di studiosa.
Ma che senso aveva quel bisogno di manifestare in pubblico le proprie convinzioni riguardo ad una materia tanto personale e delicata?
Su posizioni diametralmente opposte, invece, si trova un altro notissimo studioso italiano, egli pure in là con gli anni ma, per sua fortuna, ancora ben presente in questa valle di lacrime e anch’egli legato al mondo della Fisica.
In una recente intervista rilasciata ad un noto periodico di divulgazione scientifica, quello scienziato spiegava, o meglio, cercava di spiegare, le ragioni a sostegno della sua fede, ragioni di carattere filosofico e addirittura statistico (la maggiore quantità dei luminari credenti rispetto agli atei) espresse però con linguaggio specialistico certo non adatto a convincere.
Ebbene, se l’argomento credere o non credere viene trattato pubblicamente dagli Scienziati e se le loro argomentazioni sembrano non quadrare, mi sembra lecito trattare dell’argomento nel nostro blog Discutiamo la Scienza.
Tralasciando le affermazioni dei due luminari, le quali, contraddicendosi diametralmente, si escludono a vicenda, passiamo invece ad analizzare i fatti e, tanto per rimanere nel campo di attività dei due Scienziati, vediamo cosa dice la legge fondamentale della Fisica: ebbene, detta legge dice: in Natura, nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”…
Ora, noi non ci metteremo a indagare su quali e quante trasformazioni hanno subito la materia e l’energia: ci basta sapere che, dal momento che nulla si crea e nulla si distrugge, appare evidente che l’essenza di ciò che noi conosciamo come materia ed energia esiste da sempre e, se esiste da sempre, significa che si tratta di un qualcosa che è eterno.
In campo scientifico, sembra che parlare di eternità non abbia senso, tant’è vero che di essa non si sente mai parlare da parte dei Dotti, i quali preferiscono sorvolare sul mistero che essa rappresenta.
E su tale mistero rifiutano di riflettere sopratutto i sostenitori del non credere
Troppo comodo, amici! É qui che sta il nocciolo del quesito sul quale stiamo ragionando: se alla radice di tutto ciò che conosciamo c’è un principio eterno, il quale, evolvendosi innumerevoli volte e in modi infiniti, seguendo o meno un determinato processo razionale(2) è giunto ad offrire ai nostri sensi tutto ciò che conosciamo, significa che, se abbiamo un po’ di discernimento, dobbiamo passare al credere!
Ma credere a cosa?… o in che cosa?
La risposta dipende da come noi intendiamo immaginare il Principio Eterno (e a questo punto, data l’importanza fondamentale di tale definizione, dobbiamo scriverla in maiuscolo).
Vogliamo immaginarlo come un Immenso insieme di qualcosa di indefinibile? Allora possiamo continuare a chiamarlo Principio Eterno, benché tale definizione sia in contraddizione con sé stessa, perché la parola principio significa inizio, concetto che contrasta in modo insanabile con eterno, cosicché, messe insieme, le due parole costituiscono un mistero
Un Mistero che, anche se non riusciamo a comprenderlo, non possiamo negare!
Oppure, il Principio Eterno può essere chiamato Brahma, il Creatore, capo della Trimurti indiana, o Jahvè (Colui che è) il Creatore secondo la tradizione ebraica, oppure Odino o Wotan, il capo degli dèi germano-scandinavi, od ancora in cento altri modi, diversi eppure simili nel significato: l’Eterno da cui hanno preso Principio tutte le cose che esistono.
Da parte mia, io amo chiamarlo semplicemente Dio, il Creatore, e me lo immagino come l’ho disegnato nella figura che illustra l’articolo su C’è evoluzione ed evoluzione: un Vegliardo che dà disposizioni alle sue creature affinché tutto evolva secondo il suo provvidenziale progetto.
«Ma tutto questo – dirà stizzito qualcuno – non ha nulla da spartire con la Scienza!»
Ma siamo sicuri di questa perentoria esclusione?… No perché, vedete, la Scienza ha un modo tutto suo di trattare i misteri: non potendoli spiegare, o li nega, osteggiando talvolta anche brutalmente chi li sostiene, oppure, più elegantemente, li ignora come se non esistessero, oppure ancora, li nasconde dietro espressioni meno impegnative, come fa col concetto di Spazio infinito, che il filosofo Kant definisce “pura intuizione” poiché non è empiricamente percepibile, oppure, sorvolando distrattamente sull’attributo infinito, lo comprime all’interno di confini innaturali come fa con la definizione di Spazio euclideo!


  1. Com’è mia consuetudine, non dico mai il nome delle persone dalle cui argomentazioni io dissento, e ciò per correttezza verso le stesse persone, che non avrebbero modo, in questa sede, di ribattere alle mie osservazioni, e verso le quali nutro invece stima e gratitudine, poiché mi danno lo spunto per la verifica, stimolando l’approfondimento delle mie conoscenze.
  2. Vediamo in proposito gli articoli C’è evoluzione ed evoluzione e Alla ricerca dell’anello mancante presenti su questo stesso Blog nel settore Archeologia.

 

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