QUANDO UNA ETIMOLOGIA ERRATA FA SOFFRIRE – 20 febbraio 2015
Giorni fa, mi è capitato di far felice una persona che si vergognava del proprio cognome, Nizzero, poiché nel corso di una conferenza, la relatrice l’aveva umiliata annunciando pubblicamente il (falso) significato del suo cognome.
Ricordo quella conferenza: tenutasi qualche anno fa a Novale, in essa una insegnante parlava del significato dei cognomi cosidetti cimbri, e ricordo ancora con disgusto che alla fine, elargendo dotte (o presunte tali) risposte ai presenti che chiedevano lumi sui loro cognomi, la stessa relatrice fece una cosa che io non avrei mai fatto, perché preferirei passare per ignorante piuttosto che umiliare pubblicamente delle persone.
Quella relatrice infatti, disse che, derivando dal tedesco nisse (lendine), il cognome Nizzero significherebbe pidocchioso (detto così senza riguardo); e qui, oltre che sparare una porcata indicibile, quell’insegnante prese una madornale cantonata poiché, in realtà, il cognome Nizzero significa ben altro e non è assolutamente umiliante né offensivo.
Ma andiamo con ordine chiarendo innanzitutto, che non è corretto definire cimbri determinati cognomi di origine germanica presenti sui monti della Lessinia: infatti, la definizione di Cimbri fu inventata da un letterato veronese del Rinascimento, il quale cercava di spiegare il tedesco parlato nelle nostre contrade immaginando che i Montanari della Lessinia (in realtà originari dalla Baviera in seguito ad una grave carestia che aveva colpito quella regione) discendessero dai Superstiti dei famosi Cimbri (originari dalla Germania settentrionale) sfuggiti al massacro operato a loro danno, insieme coi Teutoni (altra popolazione nord-germanica), dal console romano Gaio Mario.
L’equivoco, che trasse in errore il letterato veronese, fu dovuto al troppo disinvolto ricorso agli accostamenti fonetici di parole apparentemente simili ma appartenenti a lingue diverse (pratica che induce spesso in grossolani errori anche i professionisti del linguaggio) e molto probabilmente fu dovuto al mestiere esercitato dai nostri Montanari nei centri di pianura: essi, infatti, erano degli esperti carpentieri, cioè degli Zimmer–mann, operanti nell’edilizia in legno ancora largamente praticata nei secoli passati; e da Zimmer a Cimbro il passo è stato breve ed è subito piaciuto, e piace tutt’ora alla gente delle nostre valli, che così immagina con orgoglio che la sua Storia sia antica di ben duemila anni.
Evidentemente, quella maldestra conferenziera ha frainteso la casuale somiglianza di qualche parola tedesca col cognome in oggetto, riguardo al quale, per non cadere in facili errori, bisogna invece ricordare che, nell’evoluzione delle lingue, difficilmente la s diventa z, mentre tale trasformazione avviene più facilmente dalla t, come nel caso di Venetia – Venezia; inoltre, è bene ricordare che in tedesco si legge i anche il dittongo ie, e questo fatto allarga alquanto l’area della ricerca a cui ci accingiamo.
Dunque, come abbiamo detto all’inizio, escludiamo subito per il cognome in oggetto la deri
vazione dal tedesco nisse, perché il termine pidocchioso in tedesco si dice Nissig, la cui desinenza esprime una situazione, non un’attività, e ciò al contrario di quanto avviene per Nizzero, la cui desinenza tedesca er esprime invece il concetto di attività, proprio come avviene, ad esempio, con Bauer (agricoltore), Gruber (minatore), Maurer (muratore), Mechaniker (meccanico), Schlosser (fabbro ferraio), Tischler (falegname) e così via.
Inoltre, dal momento che Nizzero esprime un concetto di attività e dato che l’attività prevalente dei Lavoratori della Lessinia in pianura era la carpenteria (indispensabile nell’edilizia in legno) è nell’ambito di tale attività che indirizziamo la nostra ricerca… e siamo fortunati, perché troviamo subito la parola Nieter (pronuncia niter), che il Dizionario Tecnico Tedesco Italiano (di E. Pavesi, ed. Sonzogno) traduce con chiodatore, e troviamo il verbo nieten (pron. niten, che significa chiodare, rivettare) e il sostantivo Niet (pron. nit, che indica il chiodo da ribattere).
Dunque, poiché l’attività del Chiodatore (Nieter) era quella di chiodare, è evidente che egli aveva a che fare con le costruzioni in legno, tuttavia, i chiodi che egli usava fanno pensare che la sua fosse un’attività particolare, poiché il Niet non era un chiodo comune ma, come sappiamo, era un chiodo da ribattere.
Ora, capisco che i linguisti non conoscano a fondo l’attività dei carpentieri né, tantomeno, che conoscano l’uso dei lunghi e grossi chiodi a sezione quadrata, anticamente forgiati a mano, che si assottigliano progressivamente fino a diventare finemente appuntiti, i quali in lingua veneta sono detti ciòdi da rapàro o ciòdi da péxo, ma sono appunto tali chiodi che svelano il significato del cognome Nizzero.
Gli esemplari più grandi di questo tipo di chiodi venivano usati per fissare tra loro i grossi elementi delle orditure in legno che costituivano l’ossatura delle case, dei solai e dei tetti, ma avevano un difetto: con la stagionatura del legno e con gli assestamenti delle strutture, il progressivo assottigliamento della loro sezione poteva col tempo provocare un certo sfilamento dalla loro sede, così da rendere lasche le giunture: ebbene, per ovviare a tale grave inconveniente, i nostri Costruttori usavano chiodi più lunghi dello spessore dei legni da unire e ribattevano poi le loro punte sporgenti per evitarne lo sfilamento; ripetendo poi eventualmente l’operazione per rinsaldare il fissaggio delle travature qualora diventasse lasco nel tempo, in seguito ad una ulteriore stagionatura del legno.
Date le dimensioni degli elementi lignei da unire e date perciò le cospicue dimensioni dei chiodi, per la loro ribattitura era necessaria l’opera di due persone: di queste, una premeva una mazza sulla testa del chiodo per tegnére bòta (come si dice ancora oggi in lingua veneta) mentre l’altra, armata di mazzetta, piegava e poi ribatteva energicamente la punta dello stesso chiodo sporgente sull’altro lato dell’incastro.
Pur se condotta nell’ambito della carpenteria, tale particolare attività si distingueva nettamente da quella del carpentiere vero e proprio: il compito di quest’ultimo era infatti quello di lavorare il legno preparando i vari elementi dell’or-ditura, cosicché la delicata attività dei Ribattitori di chiodi doveva avere una denominazione propria, denominazione espressa appunto dal sostantivo Nieter, da cui il cognome Nizzero.
Dunque, questo cognome non esprime l’umiliante concetto di pidocchioso (come affermato dalla maldestra relatrice) ma indica l’antico mestiere del Chiodatore, colui che nell’antichità aveva il delicato compito di assicurare la perfetta e duratura tenuta delle giunture degli elementi lignei che costituivano l’orditura portante delle case!
Stiano sereni, dunque, i portatori del cognome Nizzero, poiché esso racconta una storia di impegno e di responsabilità non seconda, per dignità, a nessun’altra attività ricordata dai cosidetti cognomi cimbri presenti nelle nostre contrade.