Alla fine di due delle mie conferenze sulle Cause reali delle mutazioni climatiche, ho subìto la dura contestazione di alcuni Ambientalisti “duri e puri”, i quali, dichiarando ad alta voce il loro asserito dottorato in varie discipline[1] come per dirmi «e Lei “Cosa” è?» non volevano sentire ragioni riguardo alle mie argomentazioni sul fatto che la teoria sull’Effetto Serra, oltre ad essere inconcludente[2], ha condotto la Ricerca Scientifica in un vicolo cieco, dal quale non riesce a districarsi[3].
E a nulla serviva dimostrare, documenti alla mano, che già nel 1998, la Teoria basata sullo studio delle Correnti Oceaniche aveva consentito alla Commissione Europea per la Meteorologia a Medio Termine di formulare “previsioni di massima soddisfacenti su tutto il globo a sei mesi” (si riveda l’articolo su Clima 2).
Ed è un peccato, perché tanta sincera dedizione all’ideale ambientalista, che potrebbe essere di enorme giovamento al progresso “reale” della Climatologia, rimane impantanata in un vicolo cieco, alla fine del quale, come vedremo nell’articolo che segue, potrebbe esserci il baratro di una guerra totale, disperata, senza vinti né vincitori.
Effetto Serra fa rima con guerra? (mio articolo pubblicato sul Giornale di Vicenza l’11 dicembre 1997)
«Mentre le flotte occidentali sono impegnate a trasferire in Australia le popolazioni delle isole del Pacifico, in Bangladesh milioni di profughi incalzati dall’avanzata del mare migrano verso le alture boscose dell’Assam e della Birmania. Situazioni analoghe si stanno verificando ovunque nel mondo: lungo le coste dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina, intere popolazioni abbandonano città e villaggi minacciati dal mare e si dirigono verso l’interno fra episodi di selvaggia violenza e disperazione.
Anche i Paesi Occidentali sono duramente colpiti dalla “trasgressione marina”ma riescono ancora a governare l’emergenza con una certa pacatezza.
Meno dotati di mezzi atti a fronteggiare l’immane catastrofe, i Paesi del Terzo Mondo tempestano da tempo le Nazioni Unite affinché puniscano l’Occidente, reo per sua stessa ammissione, di aver provocato l’Effetto Serra, il fenomeno a cui è universalmente attribuito il riscaldamento abnorme del clima, lo scioglimento delle calotte polari e il travolgente innalzamento del livello degli oceani… Se l’Onu non provvederà con la propria autorità e, se necessario, con la forza a bloccare l’apparato industriale dell’Occidente, saranno loro, i Paesi del Terzo Mondo, a prendere l’iniziativa per salvare il pianeta dalla catastrofe: essi possiedono un tal numero di uomini, che l’Occidente, pur con la sua immane potenza tecnologica e nucleare, ne verrà sommerso e annientato!
Dal canto loro, l’Europa e l’America ribattono che le loro industrie perseguono da molti anni una severa politica di riduzione delle emissioni inquinanti e che l’aumento dell’Effetto Serra è dovuto semmai al crescente inquinamento atmosferico prodotto senza alcun freno dai Paesi emergenti, fra i quali primeggiano la Cina e l’India, i due Stati che, con la distruzione degli apparati produttivi occidentali, mirano a diventare le potenze industriali egemoni del pianeta…
Tuttavia, se i Paesi del Terzo Mondo vorranno proprio la guerra, ebbene, guerra sia!… e che muoia Sansone con tutti i Filistei!»
Questa potrebbe essere la cronaca dell’inizio della fine della nostra epoca, a cui seguirebbero l’annientamento della nostra civiltà e quel Medioevo postmoderno tanto caro alla letteratura ed al cinema di fantasia.
È forse questo che vogliono i fautori dell’Effetto Serra? Sacrificare la nostra Civiltà e la Pace sull’altare di una teoria scientifica tutta da dimostrare?… Perché è proprio a questo che sta portando l’integralismo ambientalista: esso infatti, col suo martellante allarmismo sull’Effetto Serra, dà modo al Terzo Mondo (i cui Paesi emergenti, quanto a inquinamento, non sono certo da meno) di mettere sotto accusa i Paesi industrializzati dell’Occidente, sui quali trova comodo scaricare le proprie tensioni interne, tanto che è palpabile l’ostilità contro di loro che aleggia nell’atmosfera del Convegno internazionale sul clima che si tiene in questi giorni a Kyoto[4].
E tutto ciò perché non si vuole riconoscere onestamente che i fenomeni climatici, balzati all’onore delle cronache negli ultimi anni, sono del tutto simili a quelli che periodicamente hanno interessato la storia della Terra fin dalle epoche più remote; fenomeni che sono la naturale conseguenza della normale fisiologia del nostro pianeta.
Come abbiamo più volte ripetuto su queste pagine[5], l’atmosfera segue inesorabilmente le leggi della dinamica dei fluidi e pertanto ribolle solo se viene riscaldata dal basso, non dall’alto!
E questo è proprio quanto avviene ad opera della superfice del pianeta, la quale è a sua volta riscaldata dal Sole in modo decrescente dall’Equatore ai Poli. La gradualità di questo riscaldamento, però, è profondamente alterata dalle Correnti oceaniche, tant’è vero che da questa estate[6] le cronache ci bombardano coi disastri climatici e ambientali causati dal Niño, il fenomeno termico[7] che sta interessando una vastissima superfice del Pacifico equatoriale.
Ebbene, poiché pure l’acqua è un fluido, anche le Correnti oceaniche sono prodotte da sorgenti termiche situate alla base delle masse d’acqua: si tratta di sorgenti termiche abissali di potenza spaventosa, costituite dalle spaccature colme di magma delle Dorsali oceaniche e dall’attività vulcanica dei cosidetti Punti Caldi.
Tanto per fare un esempio, la Corrente Equatoriale Atlantica, che dividendosi forma la Corrente del Golfo e la Corrente Brasiliana, è generata dalla concentrazione di ben tre punti caldi situati sul fondo del Golfo di Guinea ed è alimentata poi dalle emissioni termiche del settore equatoriale della Dorsale Atlantica.
Ebbene, oltre che dalla preoccupante rapidità con cui le sue diramazioni stanno sciogliendo le calotte polari, la sua attuale fase di virulenza è provata dalla vistosa accentuazione dell’anomalia termica che caratterizza il suo corso attraverso l’Atlantico.
Analoga origine hanno anche tutte le atre correnti oceaniche, le quali, con la loro carica termica, condizionano in modo determinante i fenomeni atmosferici nelle rispettive aree di pertinenza.
Dunque, anche se il clima della Terra continuerà a riscaldarsi producendo i tremendi guasti prospettati dagli Esperti, tali guasti non saranno da addebitare solo all’Uomo, ma in massima parte saranno dovuti alla Natura.
Tuttavia, dopo la martellante campagna che da molti anni l’integralismo ecologista conduce all’insegna dell’Effetto Serra, Chi potrà convincere le Popolazioni sinistrate che l’Occidente industrializzato non ha colpa delle loro disgrazie in quanto l’Effetto Serra è una teoria avulsa dalla realtà?…
E Chi potrà distogliere tali Popolazioni dalla crescente ostilità verso di noi, quando tale ostilità già ora aleggia palpabile nell’atmosfera del Convegno di Kyoto?
Note
[1] Discipline poi, che nulla avevano a che fare con la Climatologia, per cui quegli stessi Contestatori non erano persone qualificate ma erano dei semplici Dilettanti o, se preferite, degli Appassionati).
[2] La teoria sull’Effetto Serra infatti, non ha mai consentito di elaborare previsioni meteo né a breve né a lungo termine.
[3] A questo punto, comincio a pensare che i Sostenitori di tale teoria si sentano come gli Adepti di una Setta tenuti solo a “credere e obbedire”
[4] Ricordo che l’articolo è stato scritto proprio nel dicembre 1997, in concomitanza col Convegno di Kyoto e pochi mesi prima che il Centro Europeo per la Meteorologia a Medio Termine annunciasse il suo successo nelle previsioni meteo basate sullo studio delle Correnti Oceaniche, alle quali attribuisce la capacità di influire sul clima.
[5] Ricordo che l’articolo si riferisce alle pagine del Giornale di Vicenza.
[6] Ricordo ancora che l’articolo è stato pubblicato nel dicembre 1997.
[7] Faccio notare che già allora io non parlavo di Corrente calda del Niño, e questo perché, contrariamente a quello che si va dicendo da decenni, el Niño non è una Corrente calda ma è il ristabilimento, sulla superfice dell’oceano, della temperatura calda propria di quella latitudine a causa della cessazione della Niña, la corrente fresca generata dalle risorgive fertili attive al largo della costa peruviana (si riveda, a questo proposito, quanto detto in CLIMA 4).