SCIENZIATI O… STUDIOSI?

È una storia risaputa quella che si riferisce agli attacchi spesso feroci sferrati da certi Scienziati contro i Liberi Pensatori che dissentono dalle loro teorie.
Quando un Personaggio affermato vede le proprie teorie minacciate dalle nuove idee di qualcun altro, accade spesso che, giustificate o no che siano le obiezioni del Dissidente, il Grand’uomo voglia stroncarle perché dalla sopravvivenza delle proprie teorie dipende la salvaguardia di una montagna di interessi: la fama, la carriera, i titoli che ne derivano, il prestigio degli Istituti coinvolti e, non ultimo, il fatto che, se quelle teorie vengono superate, va in fumo la preparazione di generazioni di Studenti che su quelle stanno costruendo o, peggio, hanno già costruito la loro formazione… Generazioni che, non riconoscendo poi la dura realtà, continuano ad operare come se le teorie su cui si sono formate conservassero intatta la loro validità, con quali vantaggi per il progresso della Scienza è facile immaginarlo.
E talvolta è così che avviene anche in pubblicazioni recentissime, quando vi si trovano tracce di quelle teorie obsolete, le quali in tal modo condizionano negativamente gli studi delle nuove generazioni (1).
Ma perché tutto questo?
A mio avviso, la risposta risiede nei reali significati di due diverse parole riferite agli Uomini di Scienza, le quali però, nel linguaggio corrente vengono confuse ed usate indifferentemente: Scienziato e Studioso.
Scienziato è una parola grossa, che sembra accrescere l’importanza di colui che la associa alla sua condizione di persona erudita…   Essa, infatti, sembra derivare dal verbo latino scire(2) (=sapere) il cui participio passato, tuttavia, non è scientiatum ma scitum, cioè saputo, parola coperta da un velo di negatività solo attenuato dal suo diminutivo saputello.
Il termine Scienziato dunque, non ha un ascendente verbale da cui esso possa derivare, tanto che il suo corrispondente latino è invece “doctus” (dotto, esperto); inoltre, esso presenta la desinenza in “ato” che è tipica del participio passato dei verbi della prima declinazione (come mandato da mandare), participio che indica dunque un evento che affonda le sue radici nel passato e il cui significato esprime sovente un’idea di passività, come in fortunato (favorito dalla fortuna), informato (che ha ricevuto informazioni), sfamato (che è stato nutrito), aiutato (che ha ricevuto aiuto) e così via, tutte parole che si riferiscono a individui che sono stati oggetto di qualche azione, cioè che hanno ricevuto qualcosa da altri, qualcosa che nel caso del nostro Grand’uomo sarebbe la Scienza.
Dunque, lo Scienziato è un Individuo Passivo istruito da altri, pertanto, egli può essere paragonato agli individui passivi riportati negli esempi descritti, poiché l’istruzione scientifica di cui si dice portatore gli viene da altri, istruzione che egli è (forse) in grado di elargire a sua volta, ma alla quale non aggiunge nulla di suo, proprio come avveniva da parte di due miei Insegnanti delle superiori(3), dai quali hanno poi imparato alcuni miei Compagni di scuola secchioni, che conoscevano tutto a memoria ma poi, al lato pratico, nella professione non sapevano usare le nozioni apprese.
Assai diverso è invece il caso del termine Studioso, il quale esprime l’attualità degli Studi in cui si impegna la Persona a cui si riferisce: lo Studioso, infatti, non è Uno che si accontenta di ciò che ha imparato a memoria negli anni di scuola, ma continua ad allargare e approfondire la propria Conoscenza oltre i limiti imposti dalla sua preparazione scolastica e dalla buona volontà degli insegnanti(4); limiti che egli ama superare per sentirsi libero di ricercare al fine di comprendere attivamente, mettendo poi a frutto la sua nuova Conoscenza per produrre, se possibile, il vero Progresso della Scienza.
È per questi motivi che talvolta mi viene un po’ da sorridere quando sento di un Tizio che viene presentato come Scienziato… proprio come avvenne tempo fa, quando un Grand’uomo, presentato in una conferenza con tale titolo, pubblicizzava un suo libro su storie di terremoti, di scienziati e di ciarlatani(5) ma poi, sollecitato da domande precise su determinati gravi avvenimenti, dei quali egli era stato protagonista con altri, girava intorno all’argomento con un fiume di parole senza spiegare perché la sentenza che li aveva assolti sia stata “perché i terremoti non si possono prevedere” e non “per non aver commesso il fatto”(6).
Un paio di fatti simili, ma alla rovescia, mi sono capitati anni fa al termine di due mie conferenze: sentendomi dire da qualcuno fra i presenti (che vantava il suo titolo universitario) che lui non era d’accordo per niente con quello che avevo detto, chiedevo incuriosito quali fossero gli argomenti sui quali dissentiva… ebbene, invariabilmente quei Dissenzienti ribadivano il loro rifiuto totale senza però saperlo motivare, e la cosa, che suscitava qualche mormorio di disapprovazione tra i Presenti, mi ricordava divertito i rapporti a volte agitati con i Secchioni ai tempi di scuola.
Con quel tipo di Persone, infatti, non c’è modo di intavolare un confronto concreto ma si rischia solo di avviare una diatriba senza costrutto.
In generale però, la maggior parte dei miei Ascoltatori non pronunciano parola alla fine delle mie conferenze, e questo, immagino, forse per timore di dire cose fuori luogo, e tuttavia c’è sempre qualche Coraggioso che dimostra interesse per la materia con domande bene azzeccate e talvolta con obiezioni motivate, ed allora per me è una grande soddisfazione avviare il dialogo, spece vedendo che poi, spesso vi partecipano anche alcuni di coloro che, timidi, in precedenza avevano taciuto.
Si realizza in tal modo, con soddisfazione di tutti, il programma della mia attività di divulgazione ispirata al motto che costituisce il titolo di questo Sito Internet: “DISCUTIAMO LA SCIENZA”.

GIanni Bassi – 22/07/2017


[1] Anziché presentare quelle idee come realtà assolute, basterebbe presentarle come “ipotesi” che richiedono l’uso del condizionale.

[2] Dal dizionario latino vediamo la declinazione: scio, -is, scivi, scitum, scire = sapere.

[3] Dico “forse” perché non tutti sono all’altezza del meraviglioso compito di istruire. Ricordo infatti i miei Insegnanti di due materie affascinanti, la Chimica e la Mineralogia: il primo non ha mai condotto noi Alunni nel favoloso laboratorio di chimica, mentre la seconda non ci ha mai mostrato nemmeno un campione di minerale, ma entrambi si limitavano a dire: “studiate dalla tal pagina all’altra”.

[4] Talvolta (è successo anche a me) taluni Insegnanti si irritano per l’insaziabile curiosità di qualche Allievo e tendono a scoraggiarlo. A proposito di quei limiti, poi, è interessante ciò che scriveva, negli anni settanta, Graziano Cavallini nel suo celebre trattato dall’eloquente titolo “LA FABBRICA DEL DEFICENTE”, nella serie Scienze dell’educazione della Emme Edizioni.

[5]Termine quest’ultimo vigliaccamente offensivo, col quale il Relatore dipingeva i non Addetti ai lavori che osano intromettersi in campi che non sono di loro competenza.

[6] È assai probabile che se lui ed i suoi Soci non avessero fatto zittire  il Tecnico che, secondo loro seminava il panico asserendo di essere in grado di prevedere le scosse più pericolose grazie alle attrezzature dei laboratori del Gran Sasso, forse le decine di persone morte confidando nelle loro tranquillizzanti asserzioni sarebbero ancora vive.